Pratola Peligna. L’Abruzzo Ritrovato

Un viaggio lungo pù di 30 anni nella storia, nella religiosità, nella tradizione del comune abruzzese

Rintracciare la memoria di una Comunità, ripartire dalle radici, scovarne la storia lontana, nascosta dall’incedere del tempo, identificare un luogo con le sue strade, i suoi monumenti, nella fede religiosa e pagana o nei volti delle persone. Sono queste le tracce da seguire nel volume Pratola Peligna – L’Abruzzo Ritrovato. Il fotolibro rappresenta un progetto lungo pù di 30 anni. Iniziato nel 1983 dal giornalista Rai Ennio Bellucci e dal fotografo e scenografo Nicola Giuseppe Smerilli e rimasto in sospeso per diverso tempo, fino al 2014, quando gli stessi autori hanno deciso di portare a termine il lavoro. Le immagini di Nicola Giuseppe Smerilli tracciano e seguono la storia del comune peligno negli anni compresi tra il 1983 e il 2016. “ Smerilli con il suo obiettivo e con la sua arte – scrive Ennio Bellucci, responsabile editoriale del volume – è riuscito a cogliere aspetti, momenti di vita, situazioni che rappresentano al meglio un paese, una Comunità. Un ritratto inedito, di grande fascino e suggestione”. Le immagini, realizzate interamente a pellicola e in bianco e nero, ripercorrono i tratti più significativi della storia, della religiosità e della tradizione del comune abruzzese. Il volume si avvale dei testi critici di importanti personalità della cultura regionale ed europea. Ezio Mattiocco, archeologo e storico, studioso delle tradizioni e dei costumi abruzzesi, discepolo di Antonio De Nino. Ennio Bellucci, giornalista Rai, scrittore e documentarista, profondo conoscitore della terra d’Abruzzo. Italo Zannier, fotografo e critico della fotografia italiana, insignito di varie onorificenze, membro della Société Européenne d’histoire de la photographie. Carlo Ossola, critico letterario, scrittore, saggista, professore al Collège de France di Parigi. La cura editoriale è stata affidata a Pierpaolo Bellucci, giornalista e studioso dell’arte e della cultura abruzzese. L’opera è arricchita da una poesia inedita in Italia, “Dopo il Fuoco”, dono del grande poeta e lettarato francese Yves Bonnefoy, recentemente scomparso, tradotta in italiano da Carlo Ossola, che così introduce il testo : “Dono testamentario che Yves Bonnefoy ha composto prendendo congedo dal mondo e preservandone nella sua poesia la luce”.

Après le feu / Dopo il fuoco

È ancora una chiesa ? I pilastri
Hanno vacillato nella morsa del fuoco.
Gesso annerito ciò che fu fastigio,
Angeli e frutti hanno chiuso i loro occhi.

È deserta la navata. Una statua,
Di santa, seminuda, vi veglia sola.
Anche su di lei s’è prodigato il fuoco.
Fuori, come sempre, la città e il suo brusìo.

Chi dispera, entri qui, è più di un dio
Quest’assoluto che erra nella fiamma.
Fu quasi dell’essere, il vento che prese

Nel calcinarsi d’una luce.
Vi sia caro questo santuario, amici,
ove rischiarano i segni, è quasi l’alba.

Yves Bonnefoy

(da Ensemble encore, Paris, Mercure de France – 2016 / trad. Carlo Ossola)